Saturday, September 30, 2006


La solitudine del bassotuba

Eravamo sul finale del pezzo, io in particolar modo su un si bemolle terzinato. Dietro gli occhiali dalla montatura di prugno il direttore ci guardò dritto negli occhi che sembrava volerci dire "all'arrembaggio ragazzi". Le trombe presero, dopo pochi secondi, a scodinzolare per il palco, i tromboni a danzare maliziosamente con le coriste-ballerine ed il flautista traverso finì dritto dritto dietro la quinta del palco a fumarsene una. La sezione ritmica andava di potenza e nella piazza, come al solito l'equalizzazione riconosceva un attestato di merito alle frequenze del gran-basso da marketta. Si formò un trenino a cobustione euforica e tutti gli orchestrali e i loro strumenti atletici vi si unirono in un istante che lì per lì mi parve grottesco. Scesero tra il pubblico in visibile stato di campanilismo e tra un "volare oh, cantare oh oh oh" giuro di aver riconosciuto anche delle gambe salire su delle non meglio identificate sedie. Io, fermo al mio posto un pò per il peso dello strumento un pò per quello di non sapere come ci si comporta in certe situazioni, mi sono sentito l'uomo più solo della storia dell'umanità. Ricordo che ho smesso anche di suonare e che, con mio grande rammarico, nessuno ha pensato di doversi lamentare con l'autorità compente per la mia improvvisa inadempienza. Il punto infatti è che non è tanto grave perdere un treno, il problema sta nel vederlo tornare indietro a venirti a prendere. Che fare: salire o darsela a gambe levate?

2 comments:

Domhir Muñuti said...

Ma come, mi critichi sul mio blog? Hai già dimenticato quella cosa?

sgamas said...

non era una critica..è solo perchè mi sembrava troppo gridare al capolavoro..gran bel post comunque, migliore di certa robba che gira su certi blog..e ci siamo capiti.