Saturday, September 02, 2006


Era un giorno generico di settembre quando Freddy Nasone, pensò bene di gettare un infuocato cartoccio di carta nel centro dello stagno. Al pensiero poi seguì l’atto ed all’atto la rottura della quiete.
La pozzanghera di liquido infiammante si rizzò in un fuocherello stagionale, rapido, temporaneo, attivo giusto il tempo necessario a Freddy per accendere la sua sigaretta. Forse è proprio vero che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, forse è vero che tutto si trasforma.
Con la cicca in via di definizione stretta nelle mani, Freddy si sedette su quello che una volta era stato un albero di pere. Si strinse la testa insanguinata tra le mani e non ci volle molto prima che iniziasse con il meritato pianto purificatorio. Sentiva dentro di se che questa volta sarebbe durato più del solito, qualche mese forse o comunque il tempo necessario a rinfacciarsi ogni singolo gesto mancato.
La resa dei conti era arrivata e sarebbe stato sciocco non prendere coscienza del fatto. Tirò per questo fuori dalla tasca il taccuino ormai scritto in ogni sua singola parte e considerò che di lavoro ce n’era assai. Gli ammutinamenti erano stati tanti e, parliamoci chiaro, in definitiva decisamente troppi per uno della sua razza. Imbarazzato da quella considerazione, si grattò il naso da pugile della domenica e decise di iniziare col finirla. Sputò il succo del suo dolore sul terreno di gioco, poi cade a terra sfinito, senza più peli sulla lingua. Freddy aveva deciso di raccontarsela fino in fondo la sua storia, scene tagliate e calci nelle palle compresi.

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