Friday, July 28, 2006

29-7-06 ore 3:28
Ormai è da un pò di tempo che non dormo bene,
sarà che non ricordo più come si fa.
Ormai è da qualche tempo che continuo a dire che
la notte ha tutta un'altra dinamica.

Sunday, July 23, 2006


Il termine "patafisica" appare per la prima volta nella versione definitiva del dramma Ubu cornuto di Alfred Jarry: " la Patafisica è una scienza che noi abbiamo inventato perché ve n’era un gran bisogno". Siamo nel 1897. Ricompare, con sentenza definitiva, nell’opera Gesta e opinioni del Dottor Faustroll, patafisico, nel 1898 (malgrado la data di pubblicazione del testo sia il 1911): " La Patafisica è la scienza ". Scienza delle soluzioni immaginarie, del possibile, che nega attraverso l'atto immaginativo la schematizzazione legalitaria della scienza, ed è quindi energia libertaria. "Moi je suis un pataphisique" mi disse un giorno Freddy Nasone, poi considerò che:
“La guerra è male come l’odio, la pace è bene come l’amore. Voi direte ma “Cos’è male e cos’è bene? Non sarà difficile rispondere a questa domanda.
E’ male prestare delle cure a chi sai che non te le restituirà, mentre è bene stendere un pelo pietoso sul filo di un rasoio . E’ male tirare su con il naso ed ancora peggio tirare su con il naso qualcosa di molto pesante. E’ bene fare finta di niente mentre è male fare il passo più lungo della gamba se non sei un’abile ballerino. E’ male girare senza una metà mentre è bene mettersi in privato su un mezzo pubblico. E’ male girare lo sguardo da un ’altra parte se prima non hai girato anche il resto del corpo. E’ bene vendere il proprio corpo se ti hanno fatto una fattura. E’ male chiudersi in casa se la tua è una casa chiusa. Infine è bene vincere le proprie paure a carte ed è male coprirsi di ridicolo se fa freddo e nessuno ha stoffa da vendere. “

Saturday, July 22, 2006


La mia famiglia era così povera che a Natale mio padre usciva di casa e sparava un colpo di pistola; poi rientrava dicendo: "Babbo Natale si è suicidato" (Jack La Motta)
Jack il puglie ma anche Jack l'intrattentitore, l'uomo di spettacolo. Si racconta che durante una serata in un locale si rivolse ad un tizio che girava per la sala chiedendogli "Ehi amico stai cercando il cesso? Beh, ci sei finito dentro". Un campione, un roditore del tappeto, uno che credeva nell'astrologia e che era convinto potesse influire sul risultato dei sui incontri.Tra il 1941 ed il "54 ne disputò 106 vincendone 83, pareggiandone 19 e perdendone 4. Storica è una sua barzelletta: la mia prima moglie è morta per avere mangiato funghi avvelenati, la seconda è morta per avere mangiato funghi avvelenati, la terza è morta con la testa fracassata per non aver voluto mangiare i funghi avvelenati. Jack La Motta uno che è ancora vivo e che "può di diritto dare del tu alla vita".

Freddy si svegliò con una semi-decisione in tasca. La sera prima aveva perso anche l'ultima buona ragione per restrare ed ora era sicuro di volersene partire. Freddy si disse che il giorno seguente la semi-decisione sarebbe diventata completa ed ufficiale. Per ora era sereno, anche se gli giravano vorticosamente le palle.

Friday, July 21, 2006


Certi giorni ho più nitida la sensazione di vivere su di un'altalena.
Con giusto l'illusione del movimento ed uno sviluppo delle cose che invece è sempre uguale a se stesso.

Monday, July 17, 2006


In ordine sparso
La luce se n’era andata, la notte almeno lei era tornata.
A grappoli sui cofani delle parcheggiate, sotto i tacchi dei vigili notturni, in mezzo ai denti come strappi di carne speziata. Ogni tanto un telefono squillava, con questi suoni campionati da battaglia,ogni tanto c’era in giro la voglia .
Negli angoli divorati dai cartelli elettorali, nelle tazzine artigianali, sotto i giornali ciccati come mozziconi in una terra di stranieri. A capitomboli sui mal di schiena, nelle travi di ciliegio, nelle emissioni che accompagnano la fine della cena. Sparsa per terra a chiazze liquide, montata a neve sulle salite ripide di montagna, barricata dentro i rivolti della campagna. Zighirinata nei semafori del centro, arrotondata per difetto per il poco impegno. Appesa agli zeri della spesa, rinviata a giudizio per acclamazione dei presenti ad un comizio. Ustionata, intimorita, rovesciata sulla tavola farcita. Rovistata senza cura, acerba, vergine matura.
Ogni tanto c’era tanto, qualche volta c’era poco, quanto basta comunque per fare di tutta l’erba un fuoco.

Thursday, July 13, 2006

Situazione Tesi
Freddy l'indomani aveva un certo appuntamento , di quelli che ad essere fortunati capitano una volta nella vita. Avrebbe incontrato persone importanti, gente che lo avrebbe giudicato sulla base della prima impressione che, questo è noto, è quella che conta. Ora nella sua stanza 4 per 4 affrontava la salita dell'ansia, la confusione degli elementi: Freddy era teso, determianto a farla finita, troppo stanco in definitiva per pensare che la cosa sarebbe finita con una sconfitta. Si era piazzato davanti allo specchio ed aveva notato che proprio lì c'era un tizio che gli somigliava, se ne stava con le braccia aperte ed attendeva, attendeva. Freddy l'indomani aveva un certo appuntamento, avrebbe sostenuto un certo esame per guadagnarsi un certo titolo di dottore. Poggiata sulla superficie della libreria (al terzo piano) c'era un assembramento di fili di cotone, una certa maglietta sulla quale Freddy aveva fatto scolpire la prima frase che avrebbe pronunciato da laureato : "e pure l'università me la sono tolta dalle palle". In bocca al lupo Freddy, che crepi, che muoia ammazzato.

Tuesday, July 04, 2006

Il Fantasma di Vinicio.
Avevo preso tempo e come al solito avevo finito per arrivare in ritardo. Non è grave, non è qualcosa di compromettente l'arrivare in ritardo. L'importante è trovare una buona ragione da dare in pasto agli ingranaggi degli altri; che la bevano,che la mangino, che la sputino, per me fa lo stesso. E' una vita che arrivo in ritardo e questo è quanto.
Quella sera il capo non ci fece neanche caso e anzi mi accolse con un ampio sorriso da pastorizzatore di anime. Aveva la faccia di chi ha una sorpresa per te e non vede l'ora di vuotare il sacco. "Oggi verso le due ho visto uno che usciva dall'albergo qui di fronte" mi dice grattandosi il naso a forma di pera. "Aveva in testa un cappellone nero, lunghe treccine da ebreo ortodosso e l'andatura da sbandatore scelto. Lì per lì non l'ho riconosciuto poi, dopo aver visto per strada i cartelloni pubblicitari, ho capito che era lui: Vinicio Capossela". Lo guardo dritto in faccia e mi cerco nella vertigine dello specchio. Mi trovo e capisco che sta mentendo. "ma guarda che è vero, era proprio lui..ne sono sicuro". Vedendomi scettico si allontana e dopo qualche minuto torna con un foglio in mano. Grazie alla conoscenza è riuscito a scucire al proprietario dell'albergo il check-out di Vinicio con tanto di firma ed indirizzo. Devo proprio crederci; metto il folgio in tasca e comincio a lavorare. La serata va avanti liscia come una biglia,come la buccia di una prugna. "All'una e 35 circa" vedo il boss che risponde al telefono. E' un impresario alla disperata ricerca di un posto per fare bere una cosa ad una compagnia di artisti che ha appena finito un concerto. Il boss dice che non si può fare, che ormai stiamo chiudendo. le mie preghiere non servono a nulla e la sua decisione è definitiva. Attacca il telefono e mi racconta tutto. "pare che vanno al Green Pub, lì dovrebbero essere ancora aperti. Peccato, proprio stasera che abbiamo chiuso presto". Mi cambio con determinazione e smetto i vestiti da semi cameriere.Verso le 2 e mezza saluto tutti ed esco, a passo lento verso questo cazzo di Green. E' poco distante e Ostia a quest'ora è splendida. Immagino di trovarlo seduto al bancone mentre si tiene la testa tra le mani. Penso che di sicuro è lì e che quesa volta ci parlo; stavolta glielo dico che la sua roba incanta. Arrivo davanti al posto e noto che c'è un gruppeto di persone che fumano: sono i camerieri che, anche loro, hanno appena finito di lavorare. Mi dicono che non sanno chi sia questo Capossela e che comunque gli ultimi clienti sono andati via un quarto d'ora fa. Un ragazza confessa che in effetti sembravano musicisti o qualcosa del genere, anche se non ha fatto caso se tra di loro ci fosse uno con barba e treccine lunghe da ebreo. Forse c'era o forse no, di sicura c'è solo una cosa: sono arrivato in ritardo e stavolta "non so come dire ma me ne faccio una colpa."
Mit liebe Luca