Saturday, September 30, 2006


La solitudine del bassotuba

Eravamo sul finale del pezzo, io in particolar modo su un si bemolle terzinato. Dietro gli occhiali dalla montatura di prugno il direttore ci guardò dritto negli occhi che sembrava volerci dire "all'arrembaggio ragazzi". Le trombe presero, dopo pochi secondi, a scodinzolare per il palco, i tromboni a danzare maliziosamente con le coriste-ballerine ed il flautista traverso finì dritto dritto dietro la quinta del palco a fumarsene una. La sezione ritmica andava di potenza e nella piazza, come al solito l'equalizzazione riconosceva un attestato di merito alle frequenze del gran-basso da marketta. Si formò un trenino a cobustione euforica e tutti gli orchestrali e i loro strumenti atletici vi si unirono in un istante che lì per lì mi parve grottesco. Scesero tra il pubblico in visibile stato di campanilismo e tra un "volare oh, cantare oh oh oh" giuro di aver riconosciuto anche delle gambe salire su delle non meglio identificate sedie. Io, fermo al mio posto un pò per il peso dello strumento un pò per quello di non sapere come ci si comporta in certe situazioni, mi sono sentito l'uomo più solo della storia dell'umanità. Ricordo che ho smesso anche di suonare e che, con mio grande rammarico, nessuno ha pensato di doversi lamentare con l'autorità compente per la mia improvvisa inadempienza. Il punto infatti è che non è tanto grave perdere un treno, il problema sta nel vederlo tornare indietro a venirti a prendere. Che fare: salire o darsela a gambe levate?

Friday, September 29, 2006


Sarò breve (ore 4:51)

Stasera ho capito una cosa e , visti i tempi che corrono e mai arrivano ad un traguardo, ritengo di potermi dire fortunato. Ho capito che bisogna tenere sempre la schiena dritta e che solo così si riesce a vedere per bene l'arrivo del sole. Curvi si capisce poco, se non che il fondo è sempre nero e che il nero è, come lo giri lo giri, un colore che non mette certo allegria. Allora da qui sono giunto alla formulazione della seguente frase: "sempre dritto e da qualche parte ci arrivi". E, si dica per esteso, della suddetta frase sono parecchio orgoglioso. Notte giovane a tutti vosotros. Luca
p.s. ho scritto una canzone bellissima che si chiama " tutto qui". Un valzer brillo da stracciagola.

29 Settembre...

..Grandi Compleanni, grande Radio..

..29 modi diversi per celebrare 29 compleanni...

..29 ragioni per celebrare 29 modi di festeggiare 29 compleanni..

.. Sempre da Ischitella, sempre collegati co' vvoi!

Wednesday, September 27, 2006


Struzzi...

..... Meglio se lobotomizzati, please.

Tuesday, September 26, 2006

In a sentimental mood
Cara mamma ti scrivo perchè fuori piove ed io, proprio come un deficiente, non ho mai provveduto a comprarmi un buon ombrello di quelli indispensabili per questo genere di occasioni. Poi, a dirla tutta, ci sono alcune cose che il tuo Freddy sente di doverti dire e stasera mi pare proprio giunto il momento di farlo. Da qualche tempo ho trovato un buon lavoro e, puoi stare tranquilla, il frigorifero è sempre bello pieno. Gli amici poi, posso dire di essere fortunato perchè ne ho di buoni e con loro passo delle grandi giornate. Andiamo a spasso, ridiamo, parliamo parecchio e facciamo sempre un sacco di cose interessanti. Ho poi trovato una stanza molto luminosa in un appartamento non troppo distante dal centro; l'affitto è buono e i miei coinquilini sono persone simpatiche. Insomma cara mamma, per tutto questo, non posso proprio lamentarmi. C'è qualcosa però che mi spinge il pianto fuori dagli occhi, qualcosa che tu che mi conosci così bene avrai già capito di cosa si tratta. Tuo figlio si è perso e fatica a ritrovare la strada maestra. Forse alcune domande non bisognerebbe mai farsele ma mi capita spesso di chiedermi "ed ora, che faccio?". E' che inizio ad avere necessità di lei e di una vita che invece mi sfugge di mano. Mi sembra di sabbia, più cerco di stringerla e più scivola via. Cara mamma tu forse riderai di me ma io ho capito che tenersi dentro certi pensieri fa male. Una volta dicevo che i segreti sono importanti, che ognuno dovrebbe avere i suoi. Ora credo che troppo spesso i segreti si trasformino in incantesimi e che questi siano in grado di levare il sonno ad un ghiro. E' per questo, cara mamma, che ora che ti ho scritto queste cose mi sento già più leggero e pronto ad affrontare con decenza la notte che sta ormai per finire. Saluta tutti e abbraccia Madaleine da parte mia; dille che mi manca e che spero mi verrà a trovare presto. Tuo Freddy
p.s. domani compro un ombrello gigante.

La canna da zucchero non è dolce da tutte e due le parti. (proverbio cinese)

Sunday, September 24, 2006


Niente di che

Dice " ma è questa l'ora di mettere la sveglia?". Dico "ma perchè che ore sono?"..mi fa "e che ne so io, se tu che hai messo la sveglia!"..
Fu in occasione di questo discorso che conobbi Marmott, un baffuto dai nervi di panna che occupava un letto nella mia stessa camerata. Diventammo quasi subito grandi amici, dove il quasi sta ad indicare che prima del primo sguardo di intesa trascorsero circa due anni. Ma cosa conta il tempo, l'importante nelle amicizie è lo spazio, o meglio gli spazi, che condividi con l'altro e questo noi lo sapevano bene. Frequentare gli stessi posti, leggere gli stessi libri, ascoltare le stesse canzoni, sono cose che ti rendono, anche se involontariamente, amico di qualcuno, che magari neanche conosci. Marmott ed io (Fredddy) ad esempio abbiamo iniziato a diventare amici il giorno in cui, ognuno per i fatti suoi, abbiamo cominciato a leggere "Confesso che ho bevuto" di Alejandro Medaullo. Condividere un immaginario rende simili, molto più di quanto si creda.
Dice " ma è questa l'ora di arrivare?". dico " ma perchè che ore sono?"..mi fa " e che ne so, sei tu che sei arrivato in ritardo"..ecco, io e Marmott per una frase del genere avremmo riso per una sera intera. Vai a capire perchè.
p.s. non è che sono poi cosi convinto di quello che ho scritto..mi piaceva l'idea..magari la sviluppo meglio in futuro.no?

Saturday, September 23, 2006


Peace and love

Invece quella sera Freddy aveva il giorno di riposo e si esibì in un locale all'aperto con il suo solito gruppo di musicatori. Era un luogo di passaggio, posto giusto di fronte l'ultima fermata di un treno che collegava la periferia al centro della città. Sul finire della prestazione accadde che passarono davanti al palco due ragazzi con tanto di zaino da campeggiatori. Erano un ragazzo ed una ragazza, sui 25 anni, entrambi con un gran sorriso sulle labbra ed entrambi appena scesi dall'ultimo vagone dell'ultimo treno della giornata. Vedendoli Freddy gli fece un gesto con la mano, come per dare loro il benvenuto in quella strana zona di nessuno che sono i piazzali davanti le fermate dei treni. Loro ricambiarono con allegria il saluto e si sedettero ad ascoltare il morire della musica del gruppo di Freddy. Passarono una decina di minuti ed il gruppo era seduto a bere come al solito, a fumare come sempre capita in queste situazioni. Freddy, stringendo il suo boccale di birra come un primitivo avrebbe fatto con la clava, fece un cenno di brindisi alla coppia di viaggiatori che ancora una volta con allegria ricambiarono. Tanti sorrisi imponevano la vicinanza e dunque il nostro eroe si alzò ed andò al loro tavolo per scambiare le proverbiali 4 chiacchere. 4 non bastarono e cosi si passò ai multipli, fino a raggiungere un numero di chiacchere decisamente importante. I due erano di Israele e da mesi giravano per il mondo in autostop. Erano diretti in India e probabilmente avrebbero preso il loro volo proprio dalla citta di Freddy. Erano simpatici, cordiali, abituati agli incontri anche se non tanto disinibiti da non covare in fondo agli occhi una punta di imbarazzo. Nonostante questo tutti parlarono con tutti e si fece amicizia: insomma c'erano good vibrations. Per suggellare quel momento Freddy credette che fosse un gesto cordiale offire loro un po di una sigaretta truccata che chi sa chi aveva avuto la premura di confezionare. I due apprezzarono e ne fumarono qualche tiro. Fu motivo di rammarico per Freddy quando lei, probabilmente poco abituata a certe sostanze, si sentì male e scelse il cheek to cheek col terreno. Il ragazzo disse che era per via della stanchezza e per il mix di birra e limoncello che la ragazza aveva pensato di dover portare avanti dal pomeriggio. Saltando alcuni passaggi, possiamo dire che la serata finì nel momento in cui Freddy lasciò loro, accampati con la tenda dietro un cespuglio malconcio, il numero del suo telefono portatile (nel caso lo stato di alterazione di lei si prolungasse più del dovuto). Lei, facendo capoccella dalla tenda disse nella lingua veicolare per eccellenza "forse ci vedremo domani quando starò meglio ". Lui, il ragazzo sorrise e Freddy fece altrettanto. Si scambiarono un gesto di pace e ognuno prese la sua strada. Morale:1- i rapporti umani sono spesso gneratori di soddisfazione 2- Non è poi così vero che le conoscenze superficiali non servono a nulla

Friday, September 22, 2006


E poi Freddy trovò lavoro tra certi distillatori di birra. Si mise la maglietta ed il grembiule di ordinanza ed iniziò a vagare tra i tavoli in cerca dello sporco. I suoi colleghi erano tutti ragazzi dall'aspetto contemporaneo, ognuno con una buona ragione, chi più chi meno, per occupare il tempo in quel tipo di attività malamente remunerata. Mattia si era fatto bocciare al 4 superiore e per questo l'anno dopo, per recuperare, si era scritto alla scuola privata. Il padre si era proposto per pagargli gli studi ma lui, da bipede assennato, aveva preferito provvedere da solo a quella faccenda. Andrea, lo chef(nonostante la giovane età), voleva una moto "da paura" e non faceva che parlare di quello. Portava sul capo una bandana rosso pomodoro e diceva molte parolacce tra una portata e l'altra.Daniele a 18 anni aveva avuto un figlio da quella che poi era diventata sua moglie. Daniele aveva un padre alcolizzato che non vedeva da quando aveva 3 anni, viveva in una zona male della città e parlava l'italiano più gentile che si possa chiedere ad uno nelle sue condizioni.Freddy aveva molta simpatia per lui e passava volentieri i brevi momenti di pausa in sua compagnia. Barbara, la barman, non si capiva perchè stesse lì dentro: era una ragazza intelligente e di certo dalla sua vita avrebbe dovuto pretendere di più. Michela voleva fare la fisioterapista ma era la quarta volta che veniva bocciata a quelle stronzate di test di ingresso molto in uso in paesi con sistemi universitari sull'orlo del tracollo. (Speriamo che anche questi paesi crollino insieme a loro). Daniele 2° detto Raimondo, era il ragazzo di Michela, aveva fatto un corso da barman anche se la sua vera passione era la Roma. Per l'acquisto dell'abbonamento in curva della suddeta squadra Raimondo avevo speso parecchio denaro, troppo secondo Freddy poco amante di quel passatempo chiamato "spendere soldi".Valentina, ragazza dagli stivali più costosi che la storia abbia conosciuto, era la caposala. Aveva modi spigolosi, atteggiamenti lunatici e una vita dominata dal capriccio; Freddy non ci si trovava bene, anche se lei lo aveva, chissà perchè, cooptato nella strettissima cerchia dei suoi "protetti". (Da uomo saggio Freddy sfruttava la situazione concedendosi, durante il turno, non una ma due pause-sigaretta.Ma nulla di più). Poi c'erano gli altri, di cui parleremo un altro giorno perchè ora sono stanco. Notte a tutti, o buongiorno. Insomma, fate un pò voi.
Se una citazione è uno sfoggio, allora te sei un esibizionista da manicomio criminale.

Monday, September 18, 2006

Intervallo

La vita è na strunzata

(tradizionale)

p.s. tra un pò mi rifaccio vivo

Sunday, September 17, 2006


Dinamismo e ciclicità del pensiero, orbite impazzite su campo umano alla ricerca di un 7 verticale...

Thursday, September 14, 2006


Chisseneimporta

I lettori mi scuseranno ma una discussione di oggi pomeriggio mi ha tolto, almeno per ora, quella leggerezza che credo sempre dovrebbe accompagnare l'atto di scrivere qualcosa. Mi rifarò vivo quando sara tornata. Mit liebe Luca

Gesti semplici al gusto di pesca. E' un preparare, un cucinare, un lieve intascare la pioggia di miele, nube malinconica, conica e malin. E' un un due tre ste stella, un faticare, un preconizzare, uno scribacchiare, smodato, affaticato, sbagliato, ricercato, condannato, liberato. Mani che ho raccolto per la strada, insieme a contenitori di melanzane alla parmigiana. Mi ricordo, stavamo alla festa dell'Unità, tu mi hai detto: "Anche io", io ho risposto "Anche io che?". C'erano tutti, c'era Freddy, c'era er Bisca, c'era Le Cannu, La Cannu, c'era Higuerra e c'era pure Scalia, lo sguardo tenue perduto altrove, alla ricerca di prospettive suburbane, treni, finestre, asfalti.

E fu così che capitombolammo sotto un agrume di pioggia, con un debito di sonno nel cestino della sera, nel frastuono della sola. E poi c'era l'antroermeneutica della prospetticitudine endemolicoformattica, c'era George Orwell, c'era tutta una serie di cose che boh.

Sunday, September 10, 2006

Giravolte

“Calma”disse lei
“Ma non troppa, ti prego” si sentì di aggiungere lui.
La notte era sul punto di finire e nella tasca della sera la luce iniziava pazientemente a strisciare. Dietro Freddy e Madeleine il gigante della ruota panoramica: di lì su, si diceva, si sarebbe potuto vedere persino il mare. Sparsi sulla schiena dell’asfalto biglietti ciccati, strappi di inchiostro,di quanti già l’avevano visto: sua eccellenza il panorama.
Il piazzale davanti a loro era una tavola alla fine della festa, gonfio di contenitori vuoti e di nomi stracciati nella memoria . Molti erano venuti, molti s’erano rumorosamente spenti col tramonto del sole; a passo di domenica la casa, ognuno la sua, li aveva come al solito inghiottiti.
Fu dopo il botto dell’ennesima inibizione caduta che Freddy le strinse la mano; era lucida, fresca come le pesche rubate sulla strada del ritorno. Lei lo guardò giocherellare con l’indice e ci volle poco prima che perdesse il senso generalmente meno considerato: quello dell’orientamento. Madaleine perse la strada ma guadagnò la direzione: verso di lui, di lui che le stava accanto, ora quella era la sua unica destinazione.
p.s. ..ovunque proteggi la grazia del tuo cuore (V.C.)

Saturday, September 09, 2006


Non realizzai immediatamente di essere giunto a destinazione. Ero così immerso nei miei pensieri che la fitta schiera di baracche, arbusti e voci confuse nascoste dai cortili scorrevano accanto a me senza che ne riuscissi a ravvisare il sapore. Eppure quello era un altrove come pochi altri. Non l' avevo cercato forse a lungo? Fui ridestato da un lungo e sinuoso ramo d' edera che mi solleticò malizioso il dorso della mano che avevo pigramente appoggiato in tasca. Mi accorsi dunque di essere giunto al civico 91, numero che nella cabala del mio paese significa " e adesso?". E adesso.. Non sapevo cosa sarebbe successo. La casa appariva silenziosa e lontana, eppure non disabitata. Sapevo che una volta superato il cancello arrugginito d' ingresso, avrei dovuto fare i conti col campanello( che sarebbe stato sicuramente stridulo come la voce di una vecchia zitella) e quindi con la presenza che avrebbe inevitabilmente aperto la porta. Ma d' altronde, ero consapevole dei rischi insiti in quel piccolo, lungo cammino che avevo deciso di percorrere, e allo stesso tempo sapevo che non avrei avuto nulla da temere. Decisi che per quel giorno non avrei più usato condizionali nelle mie riflessioni o nei miei eventuali discorsi. Tutto ciò che restava era la consapevolezza della mia corporea stabilità e di un punto interrogativo a forma di pomello in ferro arrugginito. Ed era già un grosso passo avanti. Spinsi pian piano il cancello, che cigolando mollemente acconsenti all' accesso..

Monologhi

Cosa accomuna me a te? Dai, su, un briciolo d'impegno, Higuerra, un pizzico di fantasia, di quella buona, non è più tempo per le filastrocche: due braccia, due gambe, due occhi, gne gne... E non fare che mi tiri in ballo Darwin, e m'attacchi quella storia di due ore che quand'eri piccolo tua nonna ti leggeva l'Evoluzione della specie, una pagina per volta, tutte le sere, che per il solo fatto d'avere una nonna tanto al passo coi tempi già saresti troppo diverso da me, che mia nonna zappava la terra, e tirava ceffoni callosi, come ogni nonna che si rispetti.
Come dici? Sono classista? Io? Certo. Il fatto è che questa cosa del primitivo non m'ha mai convinto. Dico: come si fa? Higuerra, dai, non farmi incazzare... Che significa? Che significa? Primitivo rispetto a che? Rispetto a chi? Ci hanno messo secoli per fare in modo che i popoli senza supermercati non fossero chiamati primitivi e adesso tu mi vieni a dire primitivo, mi vieni a dire. Pensa come mangi!
Secondo me, caro Higuerra, a me e te ci accomuna il fatto che talvolta siamo la stessa persona; e che entrambi soffriamo di una sindrome di sdoppiamento della personalità.
Non sei primitivo perché hai mal di schiena, e ne sono certo perché ce l'ho anch'io.
Non sei primitivo perché quella volta che ti ho chiesto una sigaretta tu m'hai risposto NO.
E io non sono primitivo perché ti ho detto: oh, dimmelo meglio.
Non sei primitivo perché non te lo meriti.
Non sei primitivo perché, invece di andare a caccia della tigre dai denti a sciabola, troppo spesso ti sei lasciato incatenare da una voce interiore, che ti attacca il mostro; proprio come spesso capita a me.

Friday, September 08, 2006

Nocturne wiht moon
"Ma dove vai?" gli chiedevano in molti, "quando arrivi pensi di restarci molto?".E' certo che gli autori di queste domande poco avevano capito delle vere intenzioni di Freddy, di questo nostro naufrago di senso. Uomo lucido, di spalle larghe, Freddy indossava da anni una spina dorsale che avrebbe retto pesi di una certa rilevanza. Sto parlando di offese, di mancanze, di quell sviste esistenziali che portano col tempo a perdere l'abitudine a pretendere per se stessi la felicità. Il cervello si sa è un muscolo ed i muscoli sono facili ad assestarsi sullo status quo: è per questo che bisogna allenarli continuamente, è per questo che "ora va bene ma dopo andrà meglio". Freddy, il nostro Freddy, era partito per il viaggio alla ricerca niente di meno che del primitivo, uno di quelli insomma per i quali non esiste il tutto compreso. Ad accompagnarlo solo un pensiero costante nel cervello, si dica pure esistenziale: " mi piacerebbe sapere che cosa mi accomuna a te, perchè ci chiamano tutti e due uomini?". Cattiva domanda Freddy, cerca di riformularla meglio.

p.s. credo proprio che scrivere a quest'ora mi porti a poco.

Thursday, September 07, 2006


Nebbiatour-e (post a posteriori)

Ero la ciliegina sulla torta, quella immersa nella panna. ieri notte tornando la nebbia era fitta, un buon pan di spagna. Avanzando con la voiture sembrava di spolverare la strada: il bianco scivolava sul vetro che sembrava zucchero a velo. Non si vedeva a un metro di distanza e i semafori parevano proprio le candeline accese. Stavo tornando dal compleanno di un amico, sarà per questo che mi sembrava di partecipare nel ruolo di dolciume a quel finire di giornata.

Quando uno c'ha fame si mangia il pane.

[dal romanzo di Peter Porcaro Non so se ti ricordi quella cosa di cui ho iniziato a parlarti una volta al mare]

Tuesday, September 05, 2006


Impressioni di settembre

Di settembre mi piace l'aria fresca tra le fessure delle ciabatte; il friggere del distributore di caffè della Facoltà, la fermata del 30 di largo argentina. Amo gli appuntamenti nei quali ci si scusa a malapena per il ritardo, la carta ruvida e bianca nella quale si incartano i cornetti per la mattina dopo. Mi piacciono i capelli ricci di una mia amica (anche se questo un pò tutto l'anno) e la registrazione del brano "Chili pepper" nella quale Art Pepper fa un solo non bellissimo ma decisamente cantabile. Settembre mi piace perchè si ricomincia a parlare di meno, un pò perchè tutti hanno da fare, un pò perchè anche chi è libero si tiene gli argomenti buoni per l'arrivo dell'inverno. Una volta si metteva a seccare la frutta per poterla gustare anche dopo qualche mese, lo stesso mi pare si possa dire per molti di quei discorsi che si ritiene meglio mettere sotto coperta. Mit liebe Luca

Monday, September 04, 2006


E per quel che riguarda oggi, basti dire che è stata una buona giornata.

Sunday, September 03, 2006


A mani vuote

Una cascata di cenere nel piatto; una sfera d'argento rosicchiata nel centro; un pianto di acqua minerale sul polso. Una lingua sorda dietro il bianco della parete; l'Esedra arrocata dalle candele, tra le pietre ; lo scroscio dell'asfalto , l'inganno del risalto. Un battito di sponde, la fuga nella sera che non nasconde, ma rimanda, alla luce, all'arrivo che sarà nitido e feroce.
Queste le cose belle, questo quello che non ho potuto, quello che non ho saputo, raccogliere per te.

Saturday, September 02, 2006


Era un giorno generico di settembre quando Freddy Nasone, pensò bene di gettare un infuocato cartoccio di carta nel centro dello stagno. Al pensiero poi seguì l’atto ed all’atto la rottura della quiete.
La pozzanghera di liquido infiammante si rizzò in un fuocherello stagionale, rapido, temporaneo, attivo giusto il tempo necessario a Freddy per accendere la sua sigaretta. Forse è proprio vero che in natura nulla si crea e nulla si distrugge, forse è vero che tutto si trasforma.
Con la cicca in via di definizione stretta nelle mani, Freddy si sedette su quello che una volta era stato un albero di pere. Si strinse la testa insanguinata tra le mani e non ci volle molto prima che iniziasse con il meritato pianto purificatorio. Sentiva dentro di se che questa volta sarebbe durato più del solito, qualche mese forse o comunque il tempo necessario a rinfacciarsi ogni singolo gesto mancato.
La resa dei conti era arrivata e sarebbe stato sciocco non prendere coscienza del fatto. Tirò per questo fuori dalla tasca il taccuino ormai scritto in ogni sua singola parte e considerò che di lavoro ce n’era assai. Gli ammutinamenti erano stati tanti e, parliamoci chiaro, in definitiva decisamente troppi per uno della sua razza. Imbarazzato da quella considerazione, si grattò il naso da pugile della domenica e decise di iniziare col finirla. Sputò il succo del suo dolore sul terreno di gioco, poi cade a terra sfinito, senza più peli sulla lingua. Freddy aveva deciso di raccontarsela fino in fondo la sua storia, scene tagliate e calci nelle palle compresi.

Friday, September 01, 2006

Capita

Ed invece poi succede che ritorni prepotente il colore nella penna, che lo scritto torni ad essere bianco. Succede che il retro si trasformi in facciata e il soffitto nel più gelido pavimento in cotto a legna. Capita a volte infatti, caro Freddy, che le scarpe prendano la posizione sbagliata e i lividi mutino in percosse non ancora percosse. Che la cenere si riattachi al tubo della sigaretta e quest'ultima al pacchetto di sempre. Accade che l'acqua torni a frusciarsene nel letto e la luce all'inchiostro. Succede, caro il mio esperto di capitomboli, che il 4 se ne vada verso lo zero e lo zero verso l'assoluto. Assolutamente usuale, mio caro , assolutamente al contrario.
Questione di pregnanza

Mi mortifica un po' l'idea che un post sia destinato a scadere tanto rapidamente. Quanto e più di un articolo di giornale. Prima mi piaceva dire che nulla è più vecchio del giornale di oggi. Ora penso che un post sia, in potenza, il prodotto "culturale" più effimero che si possa concepire. Le note confuse che scrivi su un taccuino, i bigliettini che fai recapitare, di mano in mano, ad una compagna di classe, i numeri di telefono che annoti in fretta sul dorso di una mano: "gesta" simili stimolano la suscettibilità "materica" del destino. Ma cosa può un post? Cosa può un blog?
Un blog può essere... interattivo.