Thursday, March 29, 2007


Silencio que estàn durmiendo los arboles y las azuselas.

Oggi ho ascoltato molto: dice "e cosa hai ascoltato? sentiamo su". Ho ascoltato il raschio della gola seccata dal risveglio, dall'ordinario sbadiglio. E poi la voce, mia, pronuciare striracchiandosi"oh, cazzo le 8"; io penso che ogni mattina si rimpari a parlare, che durante la notte uno se lo dimentica come si fa. Ho sentito "Ena, andi, ruf" dell'Orchestra di piazza la victoria siempre sparata nelle recchie, missata con il dattilografare della metropolitana; quest'ultima fuori tempo, di almeno 1/4 e mezzo. Poi ho sentito la corda dell'ascensore di una palazzo di Roma tendersi per sostenere lo sforzo. La vibrazione del telefono sul banco, attutità da n°4 pagine bianche di un quaderno nero. Ho sentito Valentina chiamarmi con l'ennesimo soprannome, il quale ora non ricordo, il quale ora qui ometto. E c'era poi un fruscìo di fondo nel bar accanto l'edicola accanto al Telefonia accanto alle Assicurazioni Generali (che poi sarebbero tipo "ma no, stai calmo, è tranquilla"..ah, rassicurazioni?mi sa che ho sentito male)..la macina del caffè, producendo un suono di saracinesca che si accascia in terra. Ho sentito una barzelletta già sentita, una canzone grazie a Dio dimenticata ed un certo dolorino alla schiena. La panca del tavolo strusciare sul pavimento di nokkiole, un certo imbarazzo per non aver sentito il dovere di dire qualcosa . Oggi ho parlato poco, molto poco: certi giorni entra in automatico il silenziatore. Di scrivere invece non riesco quasi più a farne meno: sarà un fatto di discrezione. Un discorso, una volta entrato difficile che te lo togli dalla testa: un pagina scritta puoi benissimo decidere di non leggerla proprio. A un rumore, a un suono, mica gli puoi dire "statti zitto". nuit.

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