Sunday, January 27, 2008

Annate, andate.

"Maestro, ma che non lo sapevi che il padre di Giorgia, la cantante, ha fatto i sordi facendo il maiolicaro?" E' l'una e mezza di notte e P., il mio capo orchestra, mi lascia sotto casa. "Giulio todrani, il padre di Giorgia, gestisce tutti gli smorzi di maioliche di Roma, vanno tutti da lui". Ebbene no, non lo sapevo, come non sapevo che negli anni 70 si usassero termini come "capo orchestra", che è in sostanza il leader organizzativo del gruppo, quello che trova gli ingaggi, gestisce i soldi e placa gli animi. Oggi non si usa più come termine, almeno non a Roma.
"er nait era na cosa da paura..sonavamo 3 orchestre ogni sera. c'era l'orchestra di primo livello, di secondo e di terzo..io dal 68 al 71 sonavo in una di terzo..aprivamo i concerti a Bruno Martino e Peppino decapri..a Roma in quegli anni se sonava dappertutto..io prendevo 210 mila lire al mese..considera che mio fratello che lavorava alla Coca Cola, ne prendeva 80..e poi vive la notte, annà al bar degli artisti a stazione termini, se incontravamo tutti lì, dopo e serate..noi, come orchestra de terzo livello finivamo intorno alle 4..io spesso m'addormentavo sulla batteria, quanno arivava er momento della bossa nova..a vorte me trovavano in bagno che m'ero addormentato sul cesso, allora uno der gruppo se metteva dietro alla batteria e faceva du cazzate, dava du botte.."..siamo all'altezza dell'uscita Ceprano, stiamo tornando da Napoli, dove abbiamo suonato..a parlare è P., un batterista sui 55 anni. accanto a lui c'è L. anche lui della stessa età; sono amici e suonano insieme da una vita. L. ha girato il mondo come tastierista di Rita Pavone, mentre P. ha suonato in varie situazioni, soprattutto con i Santo California ed un duo dal nome Giuli &Giuli ( padre e madre di Giorgia, la cantante).
" ma com'è che hai iniziato a suonare la batteria?"
"allora maestro, devi sapere che io sò nato al Quarticciolo e in casa mia sonavano tutti a fisarmonica..mi padre, mi fratello F., tutti co sta fisarmonica..abitavamo in delle baracchette e spesso capitava che venivo dalle baracche accanto a sentìlli sonà..c'era un cortile e se mettevamo tutti li e ballavamo, cantavamo..questo per dire che s'è sempre respirata la musica in famiglia mia..poi successe che mi fratello se comprò una batteria e se fece imparà a sonalla da il "Roscio", il batterista dei Romance. mò però, mi fratello era anche forte co a bicicletta, tant'è che è stato campione nazionale. allora successe che ad un certo punto dovette lascià sta batteria; un pò pe il tempo, un pò perchè non poteva rischià i crampi sonando a batteria. e così iniziai io: sonando co M., l'altro mio fratello che c'aveva un gruppo con un batterista beota (ubriacone)..lo cacciarono e subentrai io..ma la fortuna mia, è stata l'incidente al ginocchio: me feci male e sport non ne potevo fare. la batteria era perfetta: stavo seduto.."
Arriviamo all'uscita del raccordo per ostia e P. mi sta raccontando del suo periodo londinese, di quando ha suonato per un anno in un ristorante italiano..ad un certo punto mi fa:
"la generazione mia, è stata la rovina della musica dal vivo.."
"come? che?"
"eh si maestro, lo dico per primo io, che n'ho fatte de tutti i colori..fino agli anni 60 in giro, nei locali, ci sonvano i professionisti, stavano lì co lo smoking, gli spartiti..erano tutti grandi musicisti..poi semo arivati noi, na mandria de sprovveduti, che s'arangiavamo a fa tutto..a rumba, er swing, un pò de disco, er ritmen blus..eravamo capelloni, i gestori ce pagavano de meno e come immagine eravamo più alla moda, più adatti al periodo. ma se capiva che non sarebbe durate per sempre, avemo acchiappato fino a che avemo potuto..tant'è che oggi semo rimasti in pochi a sonà: chi s'è ammazzato, chi non sona più, chi beve, che de qua chi de la.."
Erano altri tempi davvero: ci fermiamo a prendere un caffè ad un bar vicino casa. P. parla con la cassiera, una donna sulla cinquantina.
"questo ragazzetto, è un grande chitarista" , dice indicando me. io rido, perchè dice di tutti cosi.
"sa signora, io negli anni 70 sonavo con i Santo California, se li ricorda"
" e certo che me li ricordo..Ritornerò , si chiamava la canzone di S. Remo". P. sorride soddisfatto, si diverte tanto a parlare , ad attaccare bottone con chiunque capiti nei paraggi..riconosce anche un suo amico, un certo L., un bassista, che negli anni 70 era tra i più grandi di Roma (sempre a detta di P.). Si fermano a parlare e P. lo invita a fare non so cosa con non so quale gruppo di non so chi..Siamo in un bar, è notte inoltrata e stiamo tornando da una serata. Il capo orchestra paga il conto, poi inizia a parlare di nuovo di quegli anni: anni felici, anni sereni, altro che anni di piombo, quella era roba per intellettuali.
"il 68 io non l'ho fatto..il giorno dormivo, la sera facevo er nait"

5 comments:

Anonymous said...

omo di gusto er P.

Rasta

rompina said...

bellissimo... :oD

DRESSEL said...

che persona interessante questo p. tu credi davvero che la sua generazione sia stata la rovina della musica dal vivo?

sgamas said...

non so, diciamo che erano la parte di un problema..credo che fossero uno spicchio dell'arancia meccanica.

Anonymous said...

Sembra un "pezzo di lascia perdere johnny" (non andate a vederlo, non vale la pena).
Comunque P. ti affascina...quando parla ti sembra di scoprire un passato che non avresti mai immaginato.

Stone