Saturday, November 24, 2007


22.11.2005

Ed arrivò col bavero del cappotto alzato, a coprire le orecchie, a nascondere il collo, a sparire il taglio sulla parte superiore della spalla sinistra. In tasca aveva tempo, nella mani piantata e cresciuta voglia, aggrappato all'ingiallirsi dei denti un documento sonoro da indirizzare ad una persona non qualunque.
All'angolo dei tasti neri, all'angolo dei tasti bianca, dietro di loro un mantice dorato che si spalancava e chiudeva a tempo di Chiquiln de Baquin di Astor, Piazzolla ovviamente. E scendeva la neve e bruciavano castagne sulla graticola che sputava puntine di fuoco, manciate nell'aria gelida d'inverno.
il fisarmonicista aveva davanti un cappello poggiato in terra, accanto a questo un foglietto con su scritto: "per te".
Ero a Roma, come spesso a largo Argentina, non a caso quella musica di soprafondo, che rendeva tutto secondario, tutto di contorno. Mi avvicinai all'uomo per sentire meglio, mi sorrise, indicò le mie dita lunghe da chitarriere; ci eravamo riconosciuti colleghi. Passò a Adios Nonino, sempre di Astor, piazzolla ovviamente, e su quelle note ricordo che me ne andai stupido, salutandolo con un gesto della testa. Successe poi che presi un autobus + una metro + più una macchina indirizzata a casa; e di te neanche una traccia, neanche un indizio che mi avrebbe permesso di riconoscerti.
Per te, dall'aspetto sconosciuto.

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