Sunday, March 22, 2009


e vengo all improvviso assalito sulle scale, da un pensiero che se ne stava nascosto dentro le tasche credo, che aspettava il momento sbagliato per uscirsene fuori. da qualche giorno sono ospite di s., in una citta grande, di un grande paese diverso dal mio.non tanto diverso pero,tanto che le strade le sento gia un po mie. le differenze le trovi nelle piccole cose, in questa tastiera del pc ad esempio, settata per una lingua diversa e che, come vedete, mi rende difficile mettere gli accenti. in piu scrivo al buio, per non disturbare, digitando piano piano, pianoforte, che non suona, muto, proprio come me. e penso che tornare a roma e bello ma anche brutto, che mi va come non mi va, che ci tengo come anche no, che la domanda resta sempre la stessa:cosa sto facendo?ed e questa tastiera monca a venirmi in aiuto,a svelarmi la natura di quello che passa qui, da queste parti: il verbo essere, senza accento non e che una congiunzione, tra un momento e l'altro, tra questo di adesso e quello che verra dopo, tra qualche minuto.ed allora sono significa -di passaggio-, con il pollice alzato , facendo l auto stop ad una macchina che va a-ccento. mi piacerebbe venire sorpreso da una raffica di vento, essere sollevato come uno scontrino del bar gettato per terra.

-2 cafe con leche

-2 napolitanas

sara un caso che dormo a due passi da queste torri, che accenti davvero tanto sembrano?

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